CURIOSITà

Guglielma e le Papesse.

di Camilla Baresani

Oggigiorno di quante Guglielma sentiamo parlare? Nessuna. Ma se ci spingiamo nel medioevo milanese eccone apparire ben due, se non addirittura tre.
La più nota fu Guglielma di Milano, che abitò presso l’Abbazia di Chiaravalle, in qualità di oblata, cioè di ospite laica, e che alla morte (nel 1281 o ’82) venne sepolta nel piccolo cimitero posto sul retro della chiesa. La donna, che aveva un figlio, diede vita a un movimento religioso (i Guglielmiti) e dopo la morte fu venerata dai seguaci come fosse una santa.

Al contempo, però, ci fu anche una Guglielma la Boema, più misteriosa perché non ne è accertata la reale esistenza. Nel corso dei secoli, la Boema venne confusa con Guglielma di Milano, pur non avendo nulla a che fare con Chiaravalle. Infatti, fu oggetto di culto nel comasco, tra Morbegno e Brunate. Infine, c’è una terza Guglielma, che forse è la seconda perché il suo culto è attestato negli stessi luoghi dove si trovavano i seguaci della Boema: Santa Guglielma d’Ungheria, di nobili origini, vergine perseguitata e al centro di vari casi miracolosi, però mai vissuta in Italia.

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Queste tre Guglielme hanno in comune l’essere divenute oggetto di culto. Ora però torniamo indietro di quattrocento anni, tra l’855 e l’857. Durante quel biennio fu papa un tal Giovanni VIII, anche detto Giovanni Anglico. Questo Giovanni si rivelò essere una Giovanna, donna anglosassone travestita da frate, arrivata a Roma da Magonza. Alla morte di Leone IV, la travestita salì al soglio pontificio. Sicuramente ricorderete che durante il Medioevo la castità non era virtù praticata dai papi, a parte l’integerrimo Celestino V, che infatti dopo quattro mesi dalla nomina fece “il gran rifiuto” e si dimise rifiutando la corruzione dei costumi ecclesiastici. Fatto sta che nemmeno Giovanni VIII si asteneva dalla pratica del sesso. E durante una processione, il Papa/Papessa, che sotto la talare nascondeva una gravidanza avanzata, forse perché “scosso” dal cavallo che montava, partorì coram populi. Smascherata e uccisa, o morta di parto (ci sono due versioni), sta di fatto che della Papessa partoriente si trovano molte rappresentazioni iconografiche (e addirittura un film diretto nel 1972 da Michael Anderson, con la travestita interpretata dall’adorabile Liv Ullmann, icona del cinema bergmaniano).

Non sappiamo se la storia della Papessa sia vera o solo una leggenda medievale, come probabile. Tuttavia, quello che conta è che nessuno ne parlò per quattro secoli, finché ne scrisse un cronista domenicano nel 1240, e da allora la vita della Papessa iniziò a circolare e venir tramandata con sempre maggior risalto. Sinché, vent’anni più tardi, nel 1260 (altre fonti dicono nel ’71), arriva a Milano una certa Guglielma accompagnata da un figlio. In tempi non certo favorevoli alla parità di ruoli nella vita quotidiana e in quella religiosa, il fiorire della leggenda della Papessa può aver creato un terreno fertile alla creazione di altre leggende, con al centro donne sante e poi, ovviamente, dannate.

Vediamo dunque come proseguì la vicenda di Guglielma di Milano, che divenuta oblata nell’Abbazia di Chiaravalle, presto conquistò un’aura mistica dovuta al suo talento di guaritrice. Pare che predicasse con parole elementari, che toccavano il cuore, una dottrina cristiana di amore universale e moralità evangelica. In breve, si formò un gruppo di seguaci, i Guglielmiti, soprattutto donne, molte delle quali appartenenti a nobili famiglie milanesi.
Passano gli anni e Guglielma muore. Viene sepolta con tutti gli onori nel cimitero dell’Abbazia che è stata al centro della sua vita spirituale. Da qui in poi, la sua storia invece di terminare, spicca il volo e dà inizio a un vero e proprio culto. Si crea una cerchia capitanata da Maifreda da Pirovano, cugina del futuro signore di Milano Matteo Visconti, da suor Giacoma dei Bassani e dal teologo Andrea Saramita, seguiti da seguaci e devoti che visitano il cimitero per onorare le spoglie di Guglielma. I monaci le dedicano un altare e la propongono per la canonizzazione. San Bernardo viene raffigurato mentre presenta Guglielma alla Madonna.

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I seguaci raccontano di apparizioni miracolose e la venerano come “santa”, benché la canonizzazione non venga attestata dal Papa. Ogni 24 agosto si svolge un pellegrinaggio da Milano a Chiaravalle, seguito da un convivio in cui la figura della Santa non ancora canonizzata viene celebrato, col racconto didattico-religioso di exempla tratti dalla sua vita. Il gruppo dei fedeli, capitanato da suor Maifreda da Pirovano, diventa una vera e propria confraternita, con una divisa e con rituali devozionali. Pare addirittura che, nella domenica di Pasqua del 1300, Maifreda abbia celebrato una messa nominandosi Papessa e distribuendo ostie consacrate (cosa ancor oggi ritenuta un’eresia dalla dottrina cattolica) e facendosi baciare mani e piedi dai devoti.
Ovvio che tutto questo fervore, mentre si preparava la stretta dogmatica del Trecento, disturbasse la Chiesa e andasse a inserirsi pesantemente nel conflitto spirituale e politico tra ordini monastici, soprattutto tra domenicani e cistercensi.

Andò come non poteva che andare: nel 1300 il tribunale ecclesiastico incaricò due inquisitori, Guido da Cocconato e Rainerio da Pirovano, affinché istituissero un processo contro gli eretici. Le due donne, la Papessa Maifreda e suor Giacoma furono condannate al rogo – condanna eseguita -, mentre dell’analoga condanna comminata ad Andrea Saramita non sappiamo se fu poi messa in pratica.

Ma cosa diceva l’imputazione che aveva portato alla condanna del trio?
Riguardava l’aver propagandato la teoria di una Guglielma incarnazione femminile dello Spirito Santo. Teoria da cui discendevano varie conseguenze, come il fatto che in quanto incarnazione dello Spirito Santo Guglielma fosse, di fatto, gerarchicamente superiore alla Madonna e ai santi; che venisse rapportata a Cristo perché, proprio come Cristo, benché divina aveva vissuto e sofferto nella dimensione umana, e come lui aveva le stimmate. Ne conseguiva che sarebbe risorta, trovandosi al cospetto dei suoi apostoli. Per giunta, Guglielma aveva lasciato a Maifreda la sua rappresentanza in terra. La quale Maifreda, sentendosi investita dello stesso potere che Gesù aveva dato a Pietro, celebrava messe e si era autonominata Papessa, e aveva in animo di far riscrivere i Vangeli da suoi evangelisti di fiducia. Aggiungiamo che le apparizioni di Guglielma venivano paragonate a quelle di Cristo risorto, e infine che il pellegrinaggio alla tomba di Guglielma, come quello a Gerusalemme, avrebbe comportato la remissione dei peccati di tutti i fedeli e dell’intera umanità che ancora versava nel peccato, compresi giudei e saraceni. 

Va da sé che, a corredo delle condanne al rogo, per interrompere i pellegrinaggi dei seguaci, le spoglie di Guglielma vennero rimosse dal cimitero dell’Abbazia e bruciate.

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Fine della storia? Macché.
Svuotata la tomba, mandata al rogo la Papessa, perseguitati i fedeli del culto guglielmita, i protagonisti di quella stagione di inquisizioni e roghi sono stati dimenticati, riassunti in un’identità collettiva: i persecutori e i perseguitati. Mentre il ricordo e l’aura di Guglielma sono rimasti vivi nei secoli, passando sottotraccia sinché, arrivati al Novecento, uno dei personaggi più influenti dell’economia e della finanza del dopoguerra, il banchiere umanista Raffaele Mattioli, ha predisposto di essere sepolto nel cimitero dell’Abbazia di Chiaravalle, proprio di fronte all’edicola dove secoli prima avevano trovato ospitalità le spoglie di Guglielma. Alla sua morte, nel 1973, risolti tutti gli inghippi burocratici che ostacolavano il progetto, è stato effettivamente sepolto proprio ai piedi dell’edicola, poi raggiunto dalle spoglie della moglie Lucia Monti.
Ma non è finita: nel 2003, la filosofa femminista Luisa Muraro, lavorando a una reinterpretazione del ruolo delle figure femminili dimenticate dalla storia, ha scelto Guglielma quale incarnazione non dello Spirito Santo, bensì della protofemminista, circondata e sostenuta da donne, come a coprire il vuoto di una religione di stampo indubbiamente patriarcale. Chi ha decretato che Dio e la Trinità debbano essere maschi?